Omaggio a Josette Brisset-Vivier (1923-2004)
«Sappiamo che Lei ci ama per davvero»
I giovani, ragazzi e ragazze, ascoltavano attentamente la conferenziera di oltre 80 anni che avevano di fronte, pendevano letteralmente dalle sue labbra. È che ne aveva di cose appassionanti da raccontare!! L’anziana donna si esprimeva con forza, autorità, convinzione, malgrado l’età avanzata si poteva riconoscere in lei una combattente. Quando disse, al termine del suo discorso: «Ragazzi, prendete coraggio perché il diavolo ha paura di voi» si alzarono in piedi per una vibrante ovazione.
Ma chi era questa donna dal temperamento straordinario? Qual è la sua storia altrettanto incredibile?
Josette Vivier è nata il 11-7-1923 in Francia, la famiglia di sua madre è della Corsica e si attribuirà a quest’origine il temperamento combattivo che caratterizzerà Josette durante tutta la sua vita. Di formazione segretaria, perderà i suoi genitori a 18 anni, e un anno dopo, nel 1942, in piena seconda guerra mondiale, lei sposerà a Nizza un ingegnere in genio civile, André Brisset, di due anni più grande di lei.
La giovane coppia si stabilirà a Parigi e dopo la guerra avrà una vita tranquilla e confortevole perché André aveva un buon impiego.
1948: grande cambiamento. Josette e poi André affideranno la loro vita al Signore. Seguiranno una formazione biblica ed entrata nel ministero pastorale in Francia per André. Josette e suo marito saranno chiamati a diventare missionari in Africa. Nel 1954, ecco l’impatto con questo nuovo mondo. In Alto Volta, ora Burkina Faso, c’era una scuola missionaria, e sarà lì che André e Josette muoveranno i primi passi insegnando lui le matematiche e lei il francese, ma il lavoro maggiore era di evangelizzazione nei piccoli villaggi. Resteranno cinque anni in quel posto. Uno dei loro figli spirituali dirà di loro: «Ecco una coppia unita nella fede arrivata dalla Francia per sostenere l’opera missionaria»
Di quel periodo nasceranno frutti inattesi. Josette non poteva avere figli ed ecco che un vedovo affida alla coppia Brisset la sua nuova-nata che aveva perso la sua mamma deceduta durante il parto. Era il 1956, ed ecco che Josette e André diventano genitori di una bambina, Pouswendé, nome che significa “ringrazia Dio”. I Brisset l’accoglieranno altrettanto bene come se l’avessero generata loro, ancora di più, si prenderanno carico dell’educazione del fratello maggiore della loro figlia, Pascal, 6 anni.
Accanto all’insegnamento e l’evangelizzazione, Josette prodigherà pure cure di base ai malati che si presenteranno alla missione o che incontrerà nei villaggi. È vedendo Josette darsi da fare per curare i bisognosi dando tutto il suo meglio che nascerà la vocazione sanitaria di Pascal, che diventerà infermiere anni dopo.
Buona musicista, Josette ha pure composto alcuni cantici durante il suo soggiorno missionario in Africa, fra cui «Je veux monter sur la montagne» canto che ha composto durante un raduno missionario in Europa.
Dopo questi cinque anni, la coppia sarà chiamata a fondare l’opera delle Assemblee di Dio in Costa d’Avorio. Ci rimarranno 4 anni e mezzo per poi tornare in Alto Volta (Burkina-Faso) per rilevare una nuova sfida: il governo affiderà loro il compito di fondare e dirigere un primo collegio secondario per ragazze, delle Assemblee di Dio. Delle prime 30 allieve, tutte già adulte, 27 saranno musulmane, 3 cristiane. Queste giovani promettenti aspettavano che qualcuno offrisse loro l’opportunità di accedere ad un’istruzione di livello superiore. Josette e André Brisset risponderanno a questo loro bisogno. Alla fine della formazione di questa prima «volata» 27 erano cristiane, 3 erano rimaste musulmane, fra le quali la studentessa che otterrà il miglior risultato in assoluto. A dimostrazione che in quella scuola non c’era nessuna discriminazione religiosa e certamente non raziale.
È che Josette si rivelerà una direttrice-insegnante intransigente, difficile da accontentare e da prendere in giro. Ma saprà farsi ubbidire e rispettare nell’amore. Le sue allieve le diranno: «Lei è severa, ma le ubbidiamo volentieri perché sappiamo che Lei ci ama per davvero.»
Questa autorità nell’amore era la caratteristica principale della coppia Brisset, sia con le loro studentesse africane che con le giovani signorine missionarie europee che accoglievano a casa loro per farle sentire in famiglia. Una di loro si ricorda ancora oggi di quel periodo: «Eravamo così unite le une con le altre, grazie all’ambiente famigliare che regnava a casa di Papalo et Mamanotte, i soprannomi che avevamo dato a Josette e André, che ci ritroviamo ancora oggi come fratelli e sorelle. I legami che si sono creati in casa Brisset dureranno fino all’Eternità!»
In Costa d’Avorio, eravamo nel 1961, Pouswendé, 5 anni, è gravemente colpita da una crisi di paludismo che mette la sua vita in pericolo. Il suo padre adottivo chiama un medico. Questo Bianco risponderà dapprima positivamente, dichiarandosi pronto a correre al capezzale della figlia del missionario francese, finché, senza pensarci, André Brisset rivelerà che sua figlia è africana. Il medico dirà allora che non intende spostarsi in nessun caso per curare un’indigena, solo per una Bianca.
André Brisset sarà così indignato che si arrabbierà fortemente, lui che era conosciuto per la sua calma olimpica, al punto di minacciare di gravi rappresaglie questo medico inadempiente se la bambina non dovesse guarire. «è mia figlia. È Africana, e allora???» Dirà, profondamente indignato.
Fortunatamente, contrariamente al medico razzista, tutti si daranno da fare intorno alla bambina, procurandole le miglior cure possibili. Ma Josette e André erano sull’orlo della disperazione. È in quel momento che André ricevette un versetto d’incoraggiamento nella preghiera : «Non è la morte che ti glorifica». E i fatti confermeranno. Fiducioso, André impose le mani a sua figlia che guarirà contro ogni pronostico e senza ricevere le cure di nessun medico. Medico che si vedrà liberato, senza nessun merito, dagli effetti della collera di papà Brisset.
Quando sarà sulla via della guarigione, i suoi genitori chiederanno a Pouswendé di scegliersi un regalo, qualsiasi cosa, per festeggiare, in testimonianza della loro gioia. Pouswendé, 5 anni, chiederà una chitarra. Strumento che è ancora oggi in suo possesso, in ricordo di un momento molto forte della storia della sua famiglia.
Il soggiorno africano della famiglia Brisset, con la loro figlia, terminerà nel 1968, quando problemi di salute costringeranno André Brisset a rientrare in Europa. Sarà la Svizzera. Pouswendé sarà spaesata, ovviamente, di ritrovarsi all’improvviso in una scuola svizzera dove lei sarà l’unica allieva di colore, (all’epoca era ancora inusuale) ma senza subire uno choc culturale. Lo spirito di famiglia e la fede erano così forti dai Brisset che la loro figlia non ha mai dubitato del suo valore, né è mai passata per una crisi d’identità. Sarà raggiunta in Svizzera dal fratello Pascal, alcuni anni dopo.
L’Africa si è allontanata geograficamente dalla famiglia Brisset ma non dal loro cuore. Continueranno a mantenere dei contatti stretti. Da questo, nel 1968, nascerà l’Alleanza Missionaria Internazionale (AMI) ancora oggi molto impegnata in alcuni paesi africani; nel sostegno di 4 orfanotrofi e una scuola in Burkina-Faso e nell’aiuto a diversi ministeri. Progetti che sono ora gestiti sul posto da collaboratori indigeni. Il tempo dei missionari europei è trascorso, in quella regione ci sono ora sufficienti risorse fra la popolazione locale, che è formata in modo adeguato in tutte le professioni.
Tramite l’AMI, Josette e André Brisset s’investiranno a fondo nelle sfide innumerevoli per venire in aiuto ai servitori di Dio e ai bisognosi d’Africa. Saranno raggiunti in questo importante ministero dalla loro figlia una volta formata e dal loro futuro genero, Jean Zida, che è stato mandato dalla Chiesa del Burkina per spalleggiare la coppia Brisset a causa della malattia di André.
Josette Brisset si prenderà cura con molta abnegazione e coraggio del marito, nella sua grave malattia, proseguendo simultaneamente l’opera dell’AMI instancabilmente. Nel 1991, diventata vedova, Josette, Jean e Pouswendé Zida continuano su questa strada.
Nel 2001 Josette Brisset si recherà per l’ultima volta in Africa per far visita ai suoi amici ed ex-allieve in Burkina-Faso e in Costa d’Avorio. Sarà accolta molto calorosamente (e qui non si parla di gradi Celsius). Fra le sue ex allieve, e quelle che le sono succedute nel collegio femminile, molte hanno svolto e svolgono tuttora un ruolo importante nello sviluppo del paese. Alcune ricoprono persino posti molto importanti in Governo.
Tutte si ricordano ancora oggi della loro insegnate-direttrice sempre severa ma anche sempre amorevole, che le ha fatto dire: «Noi sappiamo che Lei ci ama per davvero.»
Josette Brisset avrà ancora il tempo di veder nascere i suoi nipotini, e potrà riversare su di loro il suo amore. I due ragazzini le renderanno bene il suo affetto, perché anche loro non hanno mai avuto modo di dubitare di questo amore. La malattia non rallenterà questa combattente, che lotterà fino al suo ultimo respiro per amore della sua famiglia, dell’Africa ma soprattutto per amore verso il suo Signore e Maestro con il quale aveva una relazione molto viva.
Per maggiori informazioni sulla coppia Brisset, e Josette Brisset in particolare, così come sulla missione che hanno fondato, diretta ora da Jean e Pouswendé Zida spalleggiati da un comitato, rivolgersi a:
Alliance Missionnaire Internationale AMI, Lavigny
Route du Moulin Martinet, 55
Case Postale 24 – 1175 Lavigny
www.ami-lavigny.ch
tel. + 41 21 808 55 23
Autor: Franca-Henriette Coray